ph Luca Chiaudano, official Strasse photographer
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QUESTA, INTANTO, E' UNA FINE
( english version below )
Dieci anni fa presentavamo il nostro primo lavoro nello spazio pubblico.
Il nostro primo lavoro di Strasse.
La spettatrice, lo spettatore, guardavano la scena, il mondo, dal parabrezza di un’auto in movimento, seguivano le indicazioni de_ performer attraverso un telefono cellulare, ascoltavano con noi la loro canzone preferita dal proprio salotto di casa, appoggiavano i piedi a terra seguendo i segni che avevamo lasciato e si preparavano all’immagine che gli/le* si apriva davanti.
Erano sol_, ma mai abbandonat_, non si toccavano, incrociavano sguardi, tenevano distanze ben precise. Tutti segni di “un teatro” che potrebbe essere nato in questo tempo e che invece è qui che si dissolve, si slega, si ricompone, con il tempo che serve, da un’altra parte, per altre vie, ma con dentro tutto quello che è stato.
Abbiamo lavorato in assetto ma anche contro. Abbiamo viaggiato dentro una relazione di amore e conflitto rispetto alla scena e al contesto. Abbiamo provato a spostare scena e contesto. Volevamo portare il pubblico fuori dalla sala, dove l’imprevisto prende altre forme e dove gli sguardi si moltiplicano.
Lavorare nello spazio pubblico ha aperto molte domande, rispetto alla possibilità di raggiungere e intercettare diversi pubblici, più o meno consapevoli, rispetto alla dimensione di fiction e realtà, e a come questi due piani siano sostituibili o confondibili, rispetto al tipo di narrazione che si genera, e al ruolo attivo di chi guarda. Abbiamo provato a costruire sistemi aperti, dove fossero i fatti a raccontarsi, abbiamo costruito percorsi, traiettorie, cornici.
Abbiamo camminato per la strada con l’intento di guardarla, e di condividere questo sguardo, ma anche con la volontà, prima di tutto, di proteggerla. La strada è stata suggestiva e a volte abbiamo avvertito il rischio di entrare nella sfera del voyerismo, o di cadere in una rappresentazione che potesse tendere all’esotificazione. La strada è una prova continua di attenzione e di cura. In questi anni, oltre a ricordarci che la strada è un luogo di incredibile sorpresa, e che a volte basta veicolare quello che già c’è, abbiamo anche sempre riconosciuto che è un territorio a noi sconosciuto, che dentro una possibile fascinazione c’era il pericolo di non accorgersi di chi eravamo noi, in uno spazio che non era il nostro, ma prima di tutto di chi lo abitava. Il pericolo di pretendere qualcosa, di pretendere spazio, relazioni, di dare per scontati bisogni, necessità.
Non abbiamo risposte definitive, le domande sono aperte e le pratiche pronte a ricomporsi, ma di sicuro abbiamo imparato a non dare mai nulla per scontato. La strada è il luogo dell’incontro, dell’imprevisto, del rifiuto, del conflitto, delle cose sconosciute, delle domande che continueremo a farci prima di entrare.
Queste domande, le nostre riflessioni, nel futuro continueranno a viaggiare, continueremo a farcele e a condividerle con chi lo vorrà.
Questa, intanto, è una fine.
Un cambiamento, una trasformazione, un passaggio.
Ora mettiamo un punto per fare un passaggio di consapevolezza e creare uno spazio di nuove identificazioni.
Mentre lasciamo Strasse, lasciamo anche che continui a ri-significarsi nel tempo. Questa ri-significazione sta già accadendo, rispetto ai luoghi, alle persone, ai contesti. Volevamo dirvi che vi abbiamo amat_ molto, sempre, quando vi abbiamo vist_ arrivare, da sol_ o in piccoli gruppi, con una giacca pesante o con le spalle nude. Quando vi abbiamo visto salire sulla macchina di Drive_In, cantare imbarazzat* il vostro pezzo preferito, ballare furiosamente a Exil (i tempi delle feste…), spillare birra, fare cassa fino al mattino, cantare in playback, quando abbiamo provato disagio, paura, empatia, alleanza. Vi abbiamo amato per come abbiamo potuto sentirci con voi, qualcosa di continuamente diverso, sconosciuto, nuovo. Per le riflessioni che questi incontri hanno generato, per aver aperto altre domande e trasformato la percezione dei nostri corpi e delle possibilità dei nostri corpi. Per aver creato insomma una potenza al quadrato che semplicemente brucia.
La città e la strada resteranno sempre un po’ Strasse per noi. La nostra, Milano, e tutte quelle che negli anni abbiamo attraversato.
Così Strasse riverbera nelle persone e nei contesti che ci hanno sostenuto e voluto amore, dove abbiamo sperimentato e dove siamo cresciut*.
In ordine sparso e un po’ di apparizione ringraziamo:
Av Turnè, M.A.G.A. Museo Arte Gallarate, ZAM (ZONA AUTONOMA MILANO), Santarcangelo Festival, Terni Festival, Router Radio, Uovo Performing Arts Festival, Far Nyon festival des art vivant , Interzona, Performa Festival, Sardegna Teatro, COX18, MACAO, Vooruit Kunstencentrum, Rete frattale Ravenna, Zona K, Mare Milano, Teatro Valle Occupato, SMS (SPAZIO DI MUTUO SOCCORSO), Short Theatre, Maxxi, Arci Magnolia, Triennale Milano, ERT, Bolzano Danza, Sonic Somatic, IN SITU platform, Contemporanea Festival, Festival de Marseille, Oerol Festival, Dryphoto, Base Milano, Apache Teatro, restano dentro questo patto, che si trasforma con noi. Vogliamo ringraziare chi con la propria presenza, il lavoro, la forza ma soprattutto l’amore ci ha sostenuto e ha lavorato con noi in tutti questi anni, in modo più costante o anche con una sola apparizione: Elena Cleonice Fecit, Raffaele Tori, Daria Menichetti, Sarah Parolin, Federico Cianciaruso, Simone Evangelisti, Benno Steinegger, Marzia Dalfini, Leonardo Delogu, Valerio Sirna, Luca Chiaudano, Maddalena Fragnito, Marco D’Agostin, Francesco Michele Laterza, Giulia Messia, Eleonora Cavallo, Silvia Calderoni, Olimpia Fortuni, Kate McIntosh, Sodja Lotker, Lotte Van Den Berg, Valentina Cicogna, Est Coulon, Fabio Artese, Silvia Bottiroli, Francesca Corona, Vittoria Ciolini, Eva Geatti, Giulia Galzighi, Alice Attala, Laura Carpani, Valentina Falorni, Valentina Felicetti, Eva Neklyaeva, Lisa Gilardino, Michele Di Stefano, Chiara Michelini, Linda di Pietro, Livia Mariani, Giorgia Ohanesian Nardin, Camilla Pin, Umberto Angelini, Massimo Mancini, Francesco Daliesio, Francesca Tonelli, Gulia Tosi Tow-sea, Raehl Crowford Barra, Annamaria Ajmone, Tomboys Don’t Cry, Leila Gharib e Sonia Brunelli/Barokthegreat, Carolina Balucani, Eleanor Bauer, Mara Oscar Cassiani, Alice Daneluzzo/ Ashasha, Valentina Desideri, Francesca Santulli, Elisabetta Consonni, Dogyorke, Sarah Farina, Ilenia Arosio, Roberto Fassone, Riccardo Fazi, Francesco “Fuzz” Brasini , Lucia Gallone, Fela Gucci and Desire Marea/FAKA, Ant Hampton and Christophe Meierhans, Zen Jefferson, Silvia Laureti, Gabriele Valerio, Piersandra Di Matteo, Sara D'ascanio, Martina Merico, Anna Magni, Enrico Malatesta, Francesco Marilungo, Marvu, Meteor, Paola Stella Minni, Zinzi Minott, Camilla Monga, Aliza Veneziano, Andrea Imparato, Oscillator, Panda/Ivan Grillo, Protopapa, Virginia Ricci, Cristina Kristal Rizzo, Flavio Scutti/Inland Empire, Nicholas Schiraldi, Marcella Maini, Giacomo Battaglia, Mark S/he, Davide Tidoni, Arianna Vairo, Palm Wine, Marleen Scholten and Lizzy Timmers/Wunderbaum The New Forest, In Treatment Party, Carlo Fusani, Caporales Pasion Latina ACBI, Laura Dondi, Paola Galasso, Matteo De Blasio, Bianca Ramponi, Niki Theod, Francesca Morello, Alice Leonardi, Sylvia K Mansfield, Brock-olo Volante, Chiara Nico Montani, Nicoletta Balestrieri, Silvia Bovio, Camilla Barbarito, Giulia Bertasi, Fabio Marconi, Michele Frettoli, Marcella Barbieri, Jeanne Hadley, Treville, Mattya Del Grande, Mercedes Casali, Francesca Colli, Zia Lollo, Clod Nigliazzo, Sarah Barberis, Titta Raccagni, Ultima, Miles, Luca Lochino, Diego Giannettoni, Alvaro Martinez, Helene Gautier, Silvia Mazzavillani, Luigi Baragiola, Flora Vannini, Chiara Tirloni , Floida Skraqi, Marilisa Cometti, Teresa Scarale, Lorenza Cervara, Daniele Pennati, Fabiola Dusetta, Antonella, Costanza Pratesi, Laura Di Leonardo, Daria Gatti, Flavia Zaganelli, Alberto Sansone, Michele Rizzo, Riccardo Telò, John Bandieramonte, Gaia Predolini, Petra, Matteo Torterolo, Gloria Pessina, Corrado Gemini e tutte le persone che abbiamo incontrato.
Sara ( Sara Leghissa ) e Fra ( F. De Isabella)
*ENG
THIS, IN THE MEANTIME, IS AN END
Ten years ago we presented our first work in the public space.
Our first work as Strasse.
During these years propositions and devices have transformed. Through our practice we developed what we could define as an “ecology of the work of making”, a form of attention that has allowed us to understand more and more how to tap into resources from the public space to develop our work.
The audience looked at the scene, the world, from the windscreen of a moving car, they followed directions from performers through a phone, they listened to their favorite song with us in their own living room, they put their feet on the ground following the signs that we had left and they prepared for the image that was appearing in front of them.
They were alone, but never abandoned, they didn’t touch, they looked at each other, they kept specific distances. All signs of a form of “theatre” that could very well have began in this time and that is instead dissolving here, doing and undoing itself, with the time that is necessary, somewhere else, in other ways, holding everything that has been.
We worked in alignment but also in friction. We moved in a relationship of love and conflict for the scene and the context.
We tried to move scene and context. We wanted to bring the audience out from the theatre space, where the unexpected takes on new shapes and where gazes can multiply.
Working in public space opens many questions around the possibility to reach and be in dialogue with different audiences, around ideas of fiction and reality and how these two planes are interchangeable, around the type of narration that this generates, and of the active role of who is watching.
We always tried to build systems that were open, where facts could narrate themselves, we built routes, trajectories, frames.
We approached the streets with the desire to look at them, to share this gaze, but firstly with the will to protect them. Streets are suggestive and at times we perceived the risk of entering in the realm of voyeurism, or to fall into exotifying representations. The street requires constant attention and care. Throughout these years, as well as being reminded that streets are a place of incredible wonder, and that there is no need to add but only to channel what is there, we always kept in mind that it is unknown territory to us, and that in this possible fascination there is a risk of forgetting who we are, arriving in a space that is not ours, but that belongs firstly to who inhabits it. The risk of expectation, of expecting space, relations, of taking needs and necessities for granted.
We don’t have definite answers, questions are open and practices are ready to take on new structure, but we most definitely have learned to not take anything for granted.
Streets are the place where meeting happens, the place for the unexpected, for refusal, conflict, unknown things, of the questions we will keep asking ourselves before we enter.
Our thoughts and questions will keep traveling in the future, we will keep asking them to ourselves and sharing them with who will want to participate.
This, in the meantime, is an end.
A change, a transformation, a shift.
Now, we signal an end in order to allow space for a shift in awareness and to create space for new identifications.
As we leave Strasse, we also want to allow it to continue to re-signify itself through time.
This is already happening, in places, people and contexts. We wanted to let you know that we loved you, every time, when we saw you arriving, alone or in small groups, wearing a heavy coat or with bare shoulders. When we saw you get in the car for Drive_In, feeling a bit embarrassed while singing your favorite song, furiously dancing in Exil (when there were still parties..), pouring beer, welcoming people till morning, singing in playback, when we felt discomfort, fear, empathy, allyship. We loved you because of how we could feel when we were with you, something ever-changing, unknown, new. For the reflections that were generated by these encounters, for opening new questions and having transformed the perception of our bodies and of the possibilities of our bodies. For having generated a type of power that simply burns.
The city and the streets will always be a part of Strasse, for us. Our city, Milano, and all the cities we crossed during these years.
Strasse vibrates in the people and in the contexts that have loved and supported us, where we experimented and grew.
In no specific order we want to thank:
Av Turnè, M.A.G.A. Museo Arte Gallarate, ZAM (ZONA AUTONOMA MILANO), Santarcangelo Festival, Terni festival, Router Radio, Uovo performing art festival, Far Nyon festival des art vivant , Interzona, Performa Festival, Sardegna Teatro, COX18, MACAO, Vooruit Kunstencentrum, Rete frattale Ravenna, Zona K, Mare Milano, Teatro Valle Occupato, SMS (SPAZIO DI MUTUO SOCCORSO), Short Theatre, Maxxi, Arci Magnolia, Triennale Milano, ERT, Bolzano Danza, Sonic Somatic, IN SITU platform, Contemporanea Festival, Festival de Marseille, Oerol Festival, Dryphoto, Base Milano, Apache Teatro. They stay within this pact, that is transforming with us.
We want to thank everyone that, through presence, work, strength but most importantly love has supported and worked with us during these years:
Elena Cleonice Fecit, Raffaele Tori, Daria Menichetti, Sarah Parolin, Federico Cianciaruso, Simone Evangelisti, Benno Steinegger, Marzia Dalfini, Leonardo Delogu, Valerio Sirna, Luca Chiaudano, Maddalena Fragnito, Marco D’Agostin, Francesco Michele Laterza, Giulia Messia, Eleonora Cavallo, Silvia Calderoni, Olimpia Fortuni, Kate McIntosh, Sodja Lotker, Lotte Van Den Berg, Valentina Cicogna, Est Coulon, Fabio Artese, Silvia Bottiroli, Francesca Corona, Vittoria Ciolini, Eva Geatti, Giulia Galzighi, Alice Attala, Laura Carpani, Valentina Falorni, Valentina Felicetti, Eva Neklyaeva, Lisa Gilardino, Michele Di Stefano, Chiara Michelini, Linda di Pietro, Livia Mariani, Giorgia Ohanesian Nardin, Camilla Pin, Umberto Angelini, Massimo Mancini, Francesco Daliesio, Francesca Tonelli, Gulia Tosi Tow-sea, Raehl Crowford Barra, Annamaria Ajmone, Tomboys Don’t Cry, Leila Gharib e Sonia Brunelli/Barokthegreat, Carolina Balucani, Eleanor Bauer, Mara Oscar Cassiani, Alice Daneluzzo/ Ashasha, Valentina Desideri, Francesca Santulli, Elisabetta Consonni, Dogyorke, Sarah Farina, Roberto Fassone, Riccardo Fazi, Francesco “Fuzz” Brasini , Lucia Gallone, Fela Gucci and Desire Marea/FAKA, Ant Hampton and Christophe Meierhans, Zen Jefferson, Silvia Laureti, Gabriele Valerio, Piersandra Di Matteo, Sara D'ascanio, Martina Merico, Anna Magni, Enrico Malatesta, Francesco Marilungo, Marvu, Meteor, Paola Stella Minni, Zinzi Minott, Camilla Monga, Aliza Veneziano, Andrea Imparato, Oscillator, Panda/Ivan Grillo, Protopapa, Virginia Ricci, Cristina Kristal Rizzo, Flavio Scutti/Inland Empire, Nicholas Schiraldi, Marcella Maini, Giacomo Battaglia, Mark S/he, Davide Tidoni, Arianna Vairo, Palm Wine, Marleen Scholten and Lizzy Timmers/Wunderbaum The New Forest, In Treatment Party, Carlo Fusani, Caporales Pasion Latina ACBI, Laura Dondi, Paola Galasso, Matteo De Blasio, Bianca Ramponi, Niki Theod, Francesca Morello, Alice Leonardi, Sylvia K Mansfield, Brock-olo Volante, Chiara Nico Montani, Nicoletta Balestrieri, Silvia Bovio, Camilla Barbarito, Giulia Bertasi, Fabio Marconi, Michele Frettoli, Marcella Barbieri, Jeanne Hadley, Treville, Mattya Del Grande, Mercedes Casali, Francesca Colli, Zia Lollo, Clod Nigliazzo, Sarah Barberis, Titta Raccagni, Ultima, Miles, Luca Lochino, Diego Giannettoni, Alvaro Martinez, Helene Gautier, Silvia Mazzavillani, Luigi Baragiola, Flora Vannini, Chiara Tirloni , Floida Skraqi, Marilisa Cometti, Teresa Scarale, Lorenza Cervara, Daniele Pennati, Fabiola Dusetta, Antonella, Costanza Pratesi, Laura Di Leonardo, Daria Gatti, Flavia Zaganelli, Alberto Sansone, Michele Rizzo, Riccardo Telò, John Bandieramonte, Gaia Predolini, Petra, Matteo Torterolo, Gloria Pessina, Corrado Gemini and all the people we have met.
Sara e Fra